Monegros Desert Festival 2025

Monegros Desert Festival, l’esperienza elettronica totale nel cuore del deserto

Ci siamo stati anche quest’anno ed ogni volta ci ripromettiamo di tornarci. 

Pochi eventi ti restano così addosso, ormai è assodato.

 

Vi raccontiamo brevemente com’è andata.

Sabato 26 luglio il deserto di Los Monegros si è trasformato, ancora una volta, in un’oasi sonora per migliaia di appassionati di musica elettronica accorsi per vivere l’ennesima edizione del Monegros Desert Festival.


Un evento che, tra scenografie post-industriali, sabbia e un sound system davvero potente, conferma la sua posizione di culto nel panorama techno internazionale.


Tra i set più acclamati dell’evento, non potevamo non iniziare da Richie Hawtin, che ha ribadito la sua assoluta maestria e professionalità artistica: impeccabile, preciso, coinvolgente. Il suo sound minimale, ricco di sfumature e transizioni ipnotiche, ha stregato il pubblico, lasciando il segno tra i clubbers presenti.

Altre esibizioni di rilievo, tenutesi nel cuore della notte, sono state quelle del DJ olandese Marrøn, il quale, in questi ultimi anni, sta definendo il suo status e il suo sound nella scena.

Con ritmi tribali, la sua techno — come un rituale — ha creato una tensione crescente sul dancefloor, perfetta per il duo Fadi Mohem e Rødhad: due visioni sonore che si sono incontrate con sorprendente coerenza, instaurando un vero dialogo musicale da ormai un po’ di tempo.


A seguire, Ben Sims, vero veterano della techno hardgroove, ha incendiato il dancefloor per ben due ore con un set granitico, fedele al suo stile, creando la transizione perfetta tra la notte e i primi raggi dell’alba.

Una delle sorprese più interessanti è stata, senza dubbio, Grace Dahl: giovane promessa della scena, che ha proposto un set techno spinto, veloce e a tratti funky, lasciando il segno per energia e presenza.


Altra perla del festival è stato il live di Crystal Distortion, che ha portato sul palco tutta la sua esperienza con un’esibizione viscerale e spontanea, tra break, bassline e manipolazioni in tempo reale.
Len Faki ha confermato il suo status con un DJ set costruito meticolosamente su groove serrati, fatti di clap e snare ben piazzati, capace di far vibrare l’intero stage con precisione chirurgica e una potenza travolgente.


Ma la techno ha trovato espressione anche nei container dell’Industry City, con i formati più intimi e diretti dei Face2Face.

Da segnalare le performance intense di Chlar F2F Yanamaste e Mac Declos F2F Lacchesi: quattro nomi diversi per approcci sonori altrettanto vari e personali, che hanno saputo spingere oltre i limiti con set densi, sporchi e vivi, rendendo lo scenario della loro sala un party quasi fuori dal Festival.


Nella sala Gashouder x Awakenings, la chiusura è stata affidata al collaudato duo Adam Beyer & Ilario Alicante, protagonisti di un set puro Drumcode: pulsante, stratificato, perfetto per concludere in grande stile una nottata monumentale.


Chiusura coi fiocchi anche nella sala Unreal, con Azyr, che ha letteralmente devastato con il suo stile aggressivo, alimentato da un BPM elevato e da influenze che variano dalla trance all’industrial, dalla psy-techno alla acid trance.
Oltre alla line-up, va senz’altro sottolineata l’organizzazione impeccabile: logistica fluida, controlli sia lungo la strada che all’ingresso del festival, spazi ben gestiti.

 

Insomma, una totale professionalità evidente in ogni reparto.
Il sound system, potente e cristallino — anche se con qualche problema tecnico — è stato comunque uno dei punti di forza dell’intero festival, capace di restituire con precisione ogni dettaglio sonoro, anche nei momenti di massima affluenza.


Il Monegros non è solo un festival, ma un’esperienza collettiva in mezzo al nulla, dove la techno si fonde con il paesaggio e l’energia del pubblico.


Un’esperienza che non si dimentica facilmente e che già si è messa in moto, promettendo una nuova e incredibile edizione per il prossimo anno.

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