Blink 182

Fahrenheit-182, l’autobiografia di Mark Hoppus, fondatore dei BLINK-182

Uscito lo scorso 27 maggio, il memoir Fahrenheit‑182, pubblicato da Dey Street Books negli Stati Uniti e in Italia da Limina Edizioni, ripercorre la vita di Hoppus in modo diretto e privo di retorica.

Il libro tratta l’infanzia, la nascita dei Blink‑182, i rapporti personali e professionali, i conflitti interni alla band, la crisi identitaria, la malattia e il ritorno alla vita.

 

Con uno stile sobrio e onesto, affronta temi legati alla salute mentale, alla fama, alla terapia e alla ricostruzione di un’identità al di fuori del palcoscenico.

Fahrenheit‑182 è un documento personale che si inserisce nel solco della memoria contemporanea, restituendo un quadro realistico del percorso umano e artistico di una delle figure più riconoscibili della scena musicale alternativa americana.

Il libro è acquistabile online su:

IL PERSONAGGIO MARK HOPPUS

Nel corso della sua carriera, Mark Hoppus ha vissuto numerosi episodi singolari che, seppur lontani dalla narrazione ufficiale, restituiscono un ritratto autentico della persona dietro l’artista.

Durante l’adolescenza, un incidente con lo skateboard lo ha segnato fisicamente.
Nel tentativo di eseguire un salto da un muro in mattoni, la tavola si spezzò e lui atterrò con la tibia sul bordo tagliente.


Nonostante la ferita evidente, Hoppus non si rivolse a un medico e decise di curarsi da solo, lasciandosi una cicatrice permanente come unico ricordo dell’episodio.

Negli anni ’90 ha attraversato una fase di forte interesse per la cultura rave.
Partecipava a feste non autorizzate e itineranti, indossando abiti oversize e seguendo indicazioni segrete per raggiungere luoghi di ritrovo spesso situati in aree industriali o fuori città.
Ha dichiarato di aver vissuto quel periodo come un momento di libertà e sperimentazione.

Nel corso del Warped Tour del 1999, firmò l’autografo sulla fronte di un giovane fan utilizzando un pennarello indelebile.


La firma consisteva nella parola “ASS”, scritta senza preavviso, a conferma dell’ironia e dello spirito provocatorio che hanno spesso accompagnato i suoi incontri con il pubblico.
L’aneddoto, in seguito confermato dallo stesso fan sui social, è divenuto un episodio ricorrente nei racconti dei tour della band.

Mark Hoppus è cresciuto in California tra due case dopo il divorzio dei genitori, inizia a suonare il basso a 15 anni, influenzato dal punk californiano e da band come The Cure.

Nel 1992 si trasferisce a San Diego e fonda i blink‑182 insieme a Tom DeLonge e Scott Raynor.

Con l’arrivo di Travis Barker alla batteria, il gruppo ottiene un successo internazionale con dischi come “Enema of the State” (1999), “Take Off Your Pants and Jacket” (2001) e l’album senza titolo del 2003.

Nel corso degli anni, i blink‑182 vendono oltre 50 milioni di dischi, portando il pop‑punk nel mainstream globale e influenzando una generazione di musicisti e ascoltatori.

Dopo una pausa della band nel 2005, Hoppus fonda +44 con Travis Barker e, nel 2019, il duo Simple Creatures con Alex Gaskarth degli All Time Low.

Nel 2021 gli viene diagnosticato un linfoma non‑Hodgkin.

Dopo mesi di trattamento, è entrato in remissione e ha raccontato pubblicamente la propria esperienza con la malattia.

LIMINA EDIZIONI

Limina Edizioni è nata nel 1995 come casa editrice indipendente con una specializzazione in letteratura sportiva.

Fin dall’inizio ha pubblicato titoli che uniscono approfondimento narrativo e testimonianza biografica, tra cui “La farfalla granata” di Nando Dalla Chiesa e “Una porta nel cielo” di Roberto Baggio.

Nel 2025 il marchio è stato rilanciato all’interno del Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, sotto la direzione editoriale di Adriano Salani Editore.

La nuova linea editoriale amplia i confini originari per includere memoir, biografie, narrazione non fiction e storie di resilienza e trasformazione, non solo in ambito sportivo ma anche culturale, artistico e musicale.

L’obiettivo è quello di raccontare storie vere, di impatto, che attraversano le soglie del cambiamento e documentano esperienze personali significative.

“Fahrenheit‑182” di Mark Hoppus si inserisce in questa prospettiva editoriale, rappresentando un esempio di autobiografia contemporanea capace di unire riflessione, sincerità e consapevolezza pubblica.

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